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PERCHE' A DOMICILIO??

gesuemarika
Ho scoperto la ricchezza di entrare nel vivo dell'ambiente della persona che sceglie un aiuto, con la terapia online, dove ognuno apre una porta della propria casa.
Si conosce una parte del mondo dei pazienti e allo stesso tempo ne conoscono una parte del mio.
Poi c'è chi necessita di contatto, chi ha perso l'autonomia, chi non può raggiungere lo studio fisicamente.. spesso dimenticato nelle sue mura, su di una poltrona o un letto. Chi ha scelto di non parlare perchè il dolore è così forte che non si riesce ad esprimere ed è quasi meglio tenerlo lì custodito tra pensieri ed emozioni o nell'apatia più profonda.

Mi è capitato per caso di ricevere questo tipo di richiesta di aiuto e ho scelto di aprire questa porta.


Attualmente i servizi sanitari pubblici metto a disposizione un intervento psicologico domiciliare solo in situazioni in fase terminale (malattia oncologica).
Esistono però numerose condizioni che interessano spesso la sfera organica che inducono a cambiamenti importanti nello stile di vita della persona, una malattia cronica ad esempio che in seguito ad ospedalizzazione, diagnosi o per un suo progredire genera un blocco e una perdita di più o meno autonomie.
Le ricerche dimostrano che l'impatto delle patologie croniche (cardiache, polmonari, neurologiche, endocrinologiche ecc), può essere multidimensionale.
La perdita del lavoro (o la necessità di cambiare mansione, adattandosi ad un lavoro che non consente di sentirsi realizzati), la perdita del proprio ruolo sociale e familiare (ci si sente di dipendere dagli altri familiari e di essere un peso per loro, in quanto le attività dei congiunti e degli amici devono spesso cambiare per adattarsi alle necessità dell’individuo malato) e la perdita di controllo sul proprio corpo (da un lato la malattia permane nonostante le terapie atte a contenerla, dall’altro lato gli individui percepiscono di essere oggetto di cura, piuttosto che soggetti attivi e consapevoli di questo processo) (Trabucco, 1999; Sanders e Donovan, 2002; Ripamonti, 2010).
L'identità della persona viene spesso stravolta e necessita di una ridefinizione a partire dalla propria individualità e poi nel contesto sociale di appartenenza.

Emozioni di rabbia, vergogna, colpa nei confronti di chi si occupa della persona, tristezza della propria vita prima dell'insorgenza della malattia, sono le emozioni che spesso emergono in tali situazioni.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea, infatti, l’importanza della dimensione psicologica, oltre che quella fisica, per il benessere degli individui. Emerge infatti che una patologia non integrata comporta sofferenza persistente e duratura che invade tutti gli ambiti della vita dei pazienti che ne sono affetti; inoltre, non bisogna dimenticare che lo stesso contesto familiare e sociale all’interno del quale vive un individuo con patologia cronica viene inevitabilmente investito dalla diagnosi del proprio congiunto, sottolineando il coinvolgimento delle relazioni familiari nel contesto di cura.

Quelle descritte sono le situazioni con maggior bisogno di un intervento domiciliare.
Inoltre se motivazioni che possono spingere un professionista ad entrare in casa del proprio paziente possono anche non riguardare l'inabilità fisica.

L'intervento a domicilio può inoltre rappresentare un primo step terapeutico verso il graduale spostamento in ambulatorio.
A volte ciò può essere un obiettivo importante verso il raggiungimento di autoefficacia, accettazione e autonomia.


 
 
 

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